In questo periodo storico in cui viviamo si sente parlare troppo spesso di lavoro precario; il precariato è ormai la regola piuttosto che l’eccezione.
Questa condizione lavorativa ha delle serie e gravi ripercussioni nella quotidianità influenzando in modo negativo non solo al livello economico la vita delle persone ma soprattutto rappresentando una subdola minaccia per l’identità sociale e il benessere psicologico.
Rappresenta una delle peggiori e più diffuse forme di ansia e stress dell’epoca attuale.
Secondo alcuni ricercatori questo fenomeno, come condizione lavorativa cronica, incide negativamente sulla salute psichica tanto quanto la vera e propria disoccupazione.
Aver perso il lavoro o un instabilità lavorativa sono dunque equiparabili in termini di danno emotivo ed instabilità identitaria.
Il lavoro definisce il posto e il ruolo che ognuno di noi occupa a livello sociale; è ciò che ci fa percepire di poter contribuire utilmente e proficuamente non solo al nostro personale benessere, ma anche a quello della società in cui viviamo, inoltre, il lavoro in alcuni casi è fonte di autorealizzazione e soddisfazione personale. Tutto questo incide a vari livelli sulla nostra autostima, sul nostro senso di autoefficacia e, più in generale, sul nostro senso di identità e sulla consapevolezza di chi siamo.
Pertanto, perdere il lavoro, specie quando non dipende dalla propria volontà o avere un lavoro precario, ovvero con una data prestabilita di conclusione, può essere fonte di vergogna, vulnerabilità, confusione e svalutazione di sé.
Accade che ad un certo punto della vita si perde il proprio posto nel mondo, questa condizione impedisce una progettualità futura costringendo la persona a vivere in un presente privo di obbiettivi, sogni e desideri.
La condizione lavorativa dell’uomo post moderno determina in lui incertezza, confusione, poca stabilità tanto da non riconoscere più se stesso e il suo ruolo sociale, l’unica certezza che percepisce è quella di “abituarsi a non abituarsi”.
A livello psicologico gli effetti possono essere molteplici: diminuzione di autostima, insicurezza ansia, stress eccessivo, forti sensi di colpa, incapacità di reagire e la presenza di stati depressivi; a questi possono seguire gastriti, disturbi cardio-circolatori, problemi nervosi.
Non esiste, un unico modo per affrontare questa situazione, l'ideale sarebbe chiedere consiglio ad un esperto quando l'inattività e il pessimismo diventano costanti.